Quando l’alcol al volante impedisce di invocare il comportamento imprudente del pedone come causa esimente
La Terza Sezione Civile della Cassazione, con ordinanza n. 20792/2025 depositata il 23 luglio 2025, ha fornito un importante chiarimento sui rapporti tra la presunzione di responsabilità del conducente ex art. 2054 c.c. e il concorso di colpa del pedone ex art. 1227 c.c., stabilendo che lo stato di ebbrezza del conducente preclude la possibilità di invocare l’imprevedibilità del comportamento del danneggiato come causa esimente.
La vicenda giudiziaria trae origine da un tragico incidente stradale verificatosi nelle prime ore del mattino del 1° agosto 2010. Un pedone, attraversando improvvisamente la carreggiata in una zona dove la visibilità era compromessa dalla presenza di veicoli parcheggiati sul margine stradale, veniva investito da un’autovettura che procedeva a circa 45 chilometri orari. L’aspetto cruciale della fattispecie risiede nella circostanza che il conducente presentava un tasso alcolemico triplo rispetto al limite consentito, come accertato dai Carabinieri intervenuti sul posto.
I Principi Consolidati dalla Suprema Corte in Materia di Responsabilità Stradale
Per comprendere appieno la portata di questa decisione, è necessario richiamare i principi fondamentali che disciplinano la responsabilità civile derivante dalla circolazione stradale. L’art. 2054, comma 1, c.c. stabilisce una presunzione di responsabilità del 100% a carico del conducente del veicolo investitore. Questa presunzione può essere superata soltanto dimostrando che l’evento dannoso è derivato da caso fortuito o da fatto esclusivo del danneggiato.
La giurisprudenza di legittimità ha precisato che, per l’integrale esonero dalla responsabilità del conducente investitore, occorre che il pedone abbia tenuto una condotta imprevedibile e anormale, tale da rendere inevitabile l’evento dannoso. Tuttavia, come chiarito dalla decisione in esame, questa valutazione non può prescindere dall’esame della condotta del conducente e dal suo adempimento dei doveri di diligenza imposti dalle norme sulla circolazione stradale.
L’Analisi del Caso Concreto e il Ruolo dello Stato di Ebbrezza
Nel caso sottoposto alla Suprema Corte, i giudici di merito avevano ritenuto esclusa la responsabilità del conducente sulla base dell’imprevedibilità dell’attraversamento pedonale, considerando che il pedone era apparso improvvisamente sulla carreggiata da una zona nascosta alla vista. La Cassazione ha censurato questa ricostruzione, evidenziando un errore metodologico fondamentale nella valutazione delle responsabilità.
La Corte ha chiarito che la presunzione ex art. 2054 c.c. comporta una responsabilità presunta del 100% del conducente, che può essere superata soltanto dimostrando non solo l’imprevedibilità della condotta del pedone, ma anche che la stessa velocità del veicolo fosse costantemente adeguata alle circostanze del caso concreto per prevenire un’eventuale situazione di pericolo. In particolare, il conducente deve provare di aver adottato tutte le cautele esigibili in relazione alle circostanze del caso concreto, anche sotto il profilo della velocità di guida mantenuta.
Il Principio di Diritto Enunciato dalla Cassazione
La decisione enuncia un principio di particolare rilevanza pratica: in caso di investimento di un pedone, la presunzione di responsabilità del 100% giusto il disposto dell’art. 2054, comma 1, c.c., può essere superata soltanto dimostrando che il pedone abbia tenuto una condotta imprevedibile ed anormale e che l’investitore si sia trovato nell’oggettiva impossibilità di avvistarlo e di osservarne tempestivamente i movimenti. Tuttavia, è altrettanto necessario che il conducente abbia osservato tutte le norme della circolazione stradale e quelle di comune prudenza e diligenza.
Nel caso concreto, la presenza di un tasso alcolemico triplo rispetto al limite legale impedisce di ritenere che il conducente abbia rispettato i doveri di diligenza imposti dalla normativa stradale. La Cassazione ha sottolineato che l’art. 186 del Codice della Strada vieta la guida in stato di ebbrezza proprio per garantire che il conducente mantenga inalterata la propria capacità di reazione di fronte a situazioni impreviste.
Le Implicazioni Pratiche per la Valutazione del Danno
Questa pronuncia introduce criteri di valutazione più rigorosi per i casi di investimento pedonale quando il conducente si trovi in condizioni psicofisiche alterate. Dal punto di vista operativo, la decisione chiarisce che non è sufficiente dimostrare l’oggettiva impossibilità di avvistare tempestivamente il pedone se contemporaneamente il conducente ha violato le norme sulla circolazione stradale, in particolare quelle relative ai limiti di velocità e al divieto di guida in stato di ebbrezza.
Per i professionisti del settore, la sentenza offre importanti indicazioni sulla distribuzione dell’onere probatorio. Mentre resta a carico del danneggiato la prova del fatto dannoso e del nesso causale, il conducente che invochi l’esonero da responsabilità deve fornire una duplice dimostrazione: quella relativa all’imprevedibilità del comportamento del pedone e quella concernente il proprio comportamento diligente e rispettoso delle regole stradali.
L’Innovazione Giurisprudenziale in Materia di Concorso di Colpa
Un aspetto particolarmente significativo della decisione riguarda il rapporto tra l’art. 2054 c.c. e l’art. 1227 c.c. La Cassazione ha precisato che la valutazione del concorso di colpa del pedone non può essere effettuata in modo astratto, ma deve tenere conto delle condizioni psicofisiche del conducente al momento dell’incidente. In presenza di violazioni delle norme sulla circolazione stradale da parte del conducente, la soglia per riconoscere l’esonero da responsabilità si alza considerevolmente.
La Corte ha evidenziato che il nesso causale tra la condotta dell’agente e l’evento può ritenersi interrotto solo quando le cause sopravvenute siano tali da essere state, per sé sole, sufficienti a determinare l’evento. Nel caso in esame, il comportamento imprudente del pedone, pur configurando una causa concorrente, non poteva escludere completamente la responsabilità del conducente in considerazione del suo stato di ebbrezza.
Gli Sviluppi Futuri e le Prospettive Applicative
La decisione della Cassazione si inserisce in un più ampio processo di evoluzione della giurisprudenza in materia di responsabilità stradale, caratterizzato da un progressivo inasprimento dei criteri di valutazione del comportamento dei conducenti. Particolare attenzione viene posta non solo agli aspetti tecnici della condotta di guida, ma anche al rispetto delle condizioni soggettive che garantiscano la piena capacità di reazione.
Per i gestori di flotte aziendali e per i responsabili della sicurezza stradale, la pronuncia sottolinea l’importanza di implementare protocolli di controllo che impediscano la guida in condizioni di alterazione psicofisica. Dal punto di vista assicurativo, la decisione potrebbe comportare una revisione dei criteri di valutazione del rischio nelle polizze di responsabilità civile auto.
La sentenza rappresenta inoltre un importante precedente per la valutazione di tutti i casi in cui la condotta del conducente risulti influenzata da fattori che ne compromettano la capacità di reazione, non limitandosi al solo stato di ebbrezza ma estendendosi potenzialmente all’uso di sostanze stupefacenti, all’affaticamento alla guida e ad altre condizioni che possano compromettere la sicurezza stradale.