Superbonus e Vendita dell’Immobile Donato: Attenzione alla Plusvalenza Tassabile

L’Agenzia delle Entrate chiarisce che la donazione non equivale alla successione: chi vende rischia la tassazione anche se l’immobile fu ricevuto in regalo

Avete ricevuto in donazione un immobile, ci avete fatto lavori importanti con il Superbonus e ora state pensando di venderlo? Fermatevi un attimo. Una recente risoluzione dell’Agenzia delle Entrate potrebbe cambiarvi i piani, o almeno farvi rivedere i calcoli. La Risoluzione n. 62 del 30 ottobre 2025 ha infatti chiarito un aspetto cruciale che molti proprietari potrebbero aver sottovalutato.

La situazione è questa: un contribuente aveva ricevuto nel 2012 un appartamento in donazione dalla madre. L’immobile non è mai stato utilizzato come abitazione principale. Tra il 2020 e il 2024, il proprietario ha eseguito importanti interventi edilizi usufruendo della detrazione del centodieci per cento prevista dal celebre Superbonus. Ora, volendo vendere l’immobile, si è chiesto se questa vendita generi una plusvalenza imponibile, cioè un guadagno da dichiarare e tassare.

La risposta dell’Agenzia delle Entrate è stata chiara: sì, la plusvalenza è tassabile. Ma per capire perché, dobbiamo fare un passo indietro e comprendere la nuova normativa introdotta dalla Legge di Bilancio 2024.

La nuova tassazione delle plusvalenze immobiliari dopo il Superbonus

L’articolo 1, commi da 64 a 67, della Legge 30 dicembre 2023, n. 213 ha introdotto una specifica disciplina fiscale per chi vende immobili che hanno beneficiato del Superbonus. La norma ha infatti inserito nel Testo Unico delle Imposte sui Redditi una nuova lettera, la b-bis all’articolo 67, comma 1. Questa disposizione stabilisce che sono soggette a tassazione le plusvalenze realizzate vendendo immobili su cui sono stati eseguiti interventi agevolati dal Superbonus, quando la vendita avviene entro dieci anni dalla conclusione dei lavori.

In termini pratici, questo significa che se avete fatto lavori con il Superbonus e vendete l’immobile prima che siano trascorsi dieci anni dalla fine del cantiere, dovrete pagare le tasse sulla differenza tra il prezzo di vendita e il costo originario dell’immobile. Una regola che mira a evitare speculazioni su immobili valorizzati grazie a incentivi fiscali particolarmente generosi.

Le eccezioni che fanno la differenza

Non tutti gli immobili ristrutturati con il Superbonus sono però soggetti a questa tassazione. Il legislatore ha previsto due importanti esclusioni. La prima riguarda gli immobili acquisiti per successione: se avete ereditato la casa, la plusvalenza derivante dalla vendita non è tassabile, anche se avete fatto lavori con il Superbonus. La seconda eccezione protegge chi ha utilizzato l’immobile come abitazione principale, propria o di un familiare, per la maggior parte dei dieci anni precedenti alla vendita. Se il periodo tra l’acquisto e la vendita è inferiore a dieci anni, basta che l’immobile sia stato abitazione principale per la maggior parte di questo periodo più breve.

Ed è proprio qui che si colloca il caso esaminato dalla Risoluzione n. 62/2025. Il contribuente sosteneva che, poiché la madre aveva ricevuto l’immobile per successione dal proprio coniuge, la plusvalenza non dovesse essere tassata. Purtroppo per lui, l’Agenzia delle Entrate ha respinto questa interpretazione.

Donazione e successione: una differenza che conta

Il punto centrale della questione è la distinzione tra donazione e successione. Quando un immobile viene trasferito per successione, significa che il beneficiario lo riceve a seguito della morte del precedente proprietario, attraverso il meccanismo dell’eredità. La donazione, invece, è un contratto con cui il donante trasferisce volontariamente, e da vivo, un proprio bene al donatario.

Questa differenza, che può sembrare puramente tecnica, ha conseguenze fiscali decisive. La norma sul Superbonus esclude dalla tassazione solo gli immobili acquisiti per successione, non quelli ricevuti in donazione. L’Agenzia delle Entrate è stata chiara: il fatto che la madre del contribuente avesse a sua volta ereditato l’immobile è irrilevante. Ciò che conta è come il cedente, cioè chi vende, ha acquisito il bene. Se lo ha ricevuto in donazione, come nel caso in esame, l’esclusione non opera.

Come si calcola la plusvalenza tassabile

Stabilito che la plusvalenza è imponibile, bisogna capire come calcolarla. L’articolo 68 del TUIR, modificato anch’esso dalla Legge di Bilancio 2024, fornisce le regole. La plusvalenza è data dalla differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto o costo di costruzione, aumentato di tutti i costi inerenti all’immobile.

Per gli immobili ricevuti in donazione, come nel nostro caso, si assume come prezzo di acquisto quello sostenuto dal donante. Quindi, nel calcolo della plusvalenza si dovrà considerare quanto la madre aveva originariamente speso per acquisire l’immobile, non il valore al momento della donazione.

Un aspetto particolare riguarda il trattamento delle spese sostenute per i lavori con Superbonus. Se la vendita avviene entro cinque anni dalla conclusione degli interventi, e si è usufruito della detrazione al centodieci per cento con cessione del credito o sconto in fattura, queste spese non possono essere computate tra i costi che riducono la plusvalenza. Se invece sono trascorsi più di cinque anni, si può considerare il cinquanta per cento di tali spese. Inoltre, se l’immobile è stato acquisito o costruito da oltre cinque anni alla data della cessione, il prezzo di acquisto o il costo di costruzione può essere rivalutato in base all’inflazione.

Le implicazioni pratiche per i proprietari

Questa interpretazione ha conseguenze importanti per molti contribuenti. Chi ha ricevuto un immobile in donazione, lo ha ristrutturato con il Superbonus senza adibirlo ad abitazione principale e ora intende venderlo, deve mettere in conto la tassazione della plusvalenza. Il guadagno realizzato dalla vendita non sarà interamente nelle vostre tasche: una parte andrà al fisco.

La situazione cambia se l’immobile fosse stato ricevuto per successione anziché per donazione. In quel caso, la vendita non genererebbe alcuna plusvalenza tassabile, indipendentemente dal fatto che siano stati eseguiti lavori con il Superbonus. Allo stesso modo, se l’immobile, anche se ricevuto in donazione, fosse stato utilizzato come abitazione principale per il periodo richiesto dalla legge, la plusvalenza sarebbe esente.

Chi si trova nella situazione descritta dalla risoluzione deve quindi valutare attentamente la convenienza della vendita. Potrebbe essere opportuno attendere che siano trascorsi dieci anni dalla conclusione dei lavori, quando la norma sulla tassazione delle plusvalenze da Superbonus non sarà più applicabile. Oppure, in alternativa, considerare la possibilità di trasferire la propria residenza nell’immobile e utilizzarlo effettivamente come abitazione principale per il periodo necessario prima di procedere alla vendita.

Pianificare con attenzione

La Risoluzione n. 62/2025 conferma ancora una volta quanto sia importante pianificare con attenzione le operazioni immobiliari, soprattutto quando sono coinvolti incentivi fiscali importanti come il Superbonus. Le norme tributarie sono complesse e piene di sfumature che possono fare la differenza tra una vendita vantaggiosa e una che comporta un onere fiscale inatteso.

Se state pensando di vendere un immobile su cui avete fatto lavori con il Superbonus, o se avete dubbi su come si applichi la normativa al vostro caso specifico, è fondamentale consultare un professionista. Ogni situazione ha le sue peculiarità, e una corretta valutazione preventiva può evitare spiacevoli sorprese al momento della dichiarazione dei redditi.

Il nostro studio è a disposizione per analizzare la vostra situazione e fornirvi una consulenza personalizzata sulle implicazioni fiscali della vendita del vostro immobile.

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