L’estratto di ruolo non è più impugnabile: la Cassazione conferma i nuovi limiti alla tutela tributaria

La Suprema Corte ribadisce che dopo la riforma del 2021 solo in casi eccezionali è possibile contestare direttamente cartelle non notificate

Con ordinanza n. 19860 del 17 luglio 2025, la Sezione Tributaria della Cassazione ha confermato definitivamente l’orientamento giurisprudenziale consolidato sull’impugnabilità dell’estratto di ruolo, segnando un punto fermo nell’evoluzione del diritto tributario processuale. La decisione chiarisce in modo inequivocabile gli effetti della riforma introdotta dall’art. 3-bis del decreto-legge n. 146/2021, convertito nella legge n. 215/2021, che ha profondamente modificato le regole sulla contestazione delle cartelle di pagamento.

Il quadro normativo dopo la riforma del 2021

La riforma ha inserito nel d.P.R. n. 602/1973 il comma 4-bis dell’art. 12, stabilendo che l’estratto di ruolo non è impugnabile e che il ruolo e la cartella di pagamento invalidamente notificata sono suscettibili di diretta impugnazione esclusivamente quando il debitore dimostri che dall’iscrizione a ruolo possa derivargli un pregiudizio specifico. Le ipotesi tassative riguardano la partecipazione a procedure di appalto pubblico ai sensi dell’art. 80, comma 4, del d.lgs. n. 50/2016, la riscossione di somme dovute da soggetti pubblici secondo il decreto del Ministero dell’Economia n. 40/2008, o la perdita di benefici nei rapporti con pubbliche amministrazioni.

L’art. 12, comma 1, del d.lgs. n. 110/2024 ha ulteriormente ampliato le ipotesi di immediata giustiziabilità del ruolo, confermando però il principio generale della non impugnabilità autonoma dell’estratto di ruolo.

Il superamento della giurisprudenza precedente

La Suprema Corte ha chiarito che l’orientamento espresso dalle Sezioni Unite con sentenza n. 19704/2015 è stato definitivamente superato. Non esiste nel sistema processuale italiano una norma che imponga la regola dello stare decisis, e il precedente giurisprudenziale, ancorché emanato dalle Sezioni Unite, non ha valore di legge. Il discostarsi dal precedente non comporta di per sé un vizio della sentenza.

Le Sezioni Unite con sentenza n. 26283 del 6 settembre 2022 hanno stabilito i nuovi principi di diritto che devono orientare la giurisprudenza di legittimità. Particolare rilievo assume il principio secondo cui la disposizione dell’art. 3-bis si applica ai processi pendenti, poiché specifica e concretizza l’interesse alla tutela immediata a fronte del ruolo e della cartella non notificata o invalidamente notificata.

La tutela costituzionale della riforma

La Corte costituzionale con sentenza n. 190 del 17 ottobre 2023 ha dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate in tema, evidenziando come la norma impugnata innalzi la soglia del bisogno di tutela giurisdizionale dei contribuenti ai fini dell’impugnazione diretta del ruolo e della cartella. La Consulta ha confermato che la riforma non viola i principi costituzionali di tutela giurisdizionale, ragionevole durata del processo e diritto di difesa.

Le implicazioni pratiche per contribuenti e professionisti

La decisione della Cassazione comporta conseguenze immediate per la strategia difensiva in ambito tributario. I contribuenti che vengano a conoscenza dell’esistenza di cartelle di pagamento attraverso l’estratto di ruolo non possono più impugnare autonomamente questo documento, ma devono dimostrare la sussistenza di uno dei presupposti specifici previsti dalla legge per procedere all’impugnazione diretta della cartella invalidamente notificata.

Risulta quindi fondamentale per i professionisti valutare attentamente la ricorrenza delle condizioni tassative previste dall’art. 12, comma 4-bis, verificando l’esistenza di un pregiudizio concreto derivante dall’iscrizione a ruolo nelle situazioni specificamente contemplate dalla norma.

L’orientamento consolidato della Cassazione chiarisce inoltre che, qualora il giudice pronunci una statuizione di inammissibilità in relazione al merito della controversia e abbia impropriamente inserito nella sentenza argomentazioni sul merito, la parte soccombente non ha interesse ad impugnare le valutazioni svolte ad abundantiam dal giudice.

Prospettive future e considerazioni conclusive

La pronuncia della Cassazione conferma l’consolidamento di un sistema che privilegia la tutela preventiva attraverso meccanismi processuali più selettivi, limitando l’accesso alla giustizia tributaria ai casi di effettivo pregiudizio. Questo orientamento si inserisce nel più ampio contesto delle riforme processuali volte a razionalizzare il contenzioso tributario e a ridurre la litigiosità di massa.

I professionisti del settore devono necessariamente adeguare le proprie strategie difensive al nuovo quadro normativo, privilegiando un’analisi preventiva accurata dei presupposti per l’impugnazione e valutando alternative processuali quali la rimessione in termini o l’opposizione agli atti esecutivi quando ricorrano i presupposti di legge.


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